6a Tappa: Rethel > Pont-à-Mousson 181 km
Il Tour resta in pianura, ma con il veleno nella coda. A minare la tranquillità del gruppo in una giornata per il resto potenzialmente riposante penserà infatti lo strappo della Cote de Mousson, che, collocato ad appena 6 km dal termine, potrebbe scongiurare un nuovo arrivo di massa allo sprint.
Ad accarezzare la stessa idea - ossia quella di guastare la festa dei velocisti - sono in realtà in parecchi in gruppo, a cominciare dai baschi della Euskaltel. Il primo a tentare la fuga, un po' a sorpresa, è Mikel Nieve.
Il trionfatore del Gardeccia al Giro 2011 si muove poche centinaia di metri dopo il départ réel, seguito prontamente Andriy Grivko. Nieve, in attesa di avere qualche riscontro in salita, è però forse ritenuto un outsider troppo pericoloso per avere via libera così facilmente, e viene immediatamente riassorbito. A provarci è allora un uomo che certamente non desta preoccupazione, quale Matteo Tosatto. Nella scia dell'italiano si pone Giovanni Bernaudeau, in compagnia di David Millar, Manuele Mori e Igor Anton. Proprio la presenza del basco - ancor più temibile del compagno precedentemente uscito del gruppo - dà probabilmente il là alla risposta del plotone, che neutralizza anche questo secondo tentativo. In testa al gruppo si portano a questo Team Sky, Lotto Belisol e Argos - Shimano, senza neppure attendere che qualcuno provi ad evadere.
L'andatura è sostenutissima, e a nulla valgono, nei chilometri successivi, i tentativi di fuga di Kanget, Belletti, Nocentini, Roux, Demare, Duque, Vansummeren, Boaro, Rubiano, Felline e Caruso. Il gruppo viaggia così a tutta, restando compatto, fino al traguardo volante di Vouziers, posto dopo 31 km e mezzo. Protagonisti dello sprint sono inevitabilmente gli uomini veloci del Tour, in caccia di punti per la maglia verde, attualmente sulle spalle di Peter Sagan. Mark Cavendish, opportunamente lanciato da Edvald Boasson Hagen, è ancora una volta il più rapido, come già avvenuto al traguardo della frazione di Rethel. Alle spalle di Cannonball si piazzano, nell'ordine, Greipel, Kittel, Sagan, Goss, Renshaw, Farrar, Petacchi, Rojas, Freire, Boonen e alcuni degli uomini che avevano lanciato le volate dei rispettivi sprinter: Boasson Hagen, Henderson, Bos e Veelers.
Superato il TV, come prevedibile, il gruppo si rilassa dopo l'avvio a tavoletta, concedendo finalmente il benestare ad un tentativo di fuga. Il promotore dell'azione fortunata è Blel Kadri.
Il mai domo francese della Ag2r viene subito seguito dal duo FDJ Demare - Roux e dalla coppia Cofidis composta da Duque e Di Gregorio. A questi si aggiunge Manuel Belletti, compagno di squadra di Kadri, insieme a Nick Nuyens e ad un altro duo, quello formato da Rubiano e Felline della Androni. Grivko, già tra i più attivi nelle prime fasi di gara, riesce a saltare sul treno buono, unitamente a Niemec, Cazaux e Vicioso. Anche Sébastien Turgot riesce - in extremis - ad agganciare il gruppetto giusto, malgrado nella sua scia si ponga Thiago Machado, che rifiuta di aiutare il francese a chiudere gli ultimi metri di Gap, proseguendo l'assurda diatriba avviata dai Radioshack contro i membri del Team Europcar.
I quindici uomini così ritrovatisi davanti trovano subito l'accordo necessario a dare un seguito all'azione, mentre in gruppo il passo - peraltro estremamente blando - viene scandito dalla BMC, segnatamente con Phinney e Tschopp.
Il vantaggio dei fuggitivi assume rapidamente proporzioni significative, e a Villiers-Devant-Dun, dopo 66 km, sfonda la barriera dei 3'. Al rifornimento di Verdun, il divario è ormai prossimo ai 5', e sulla Cote d'Aérodrome, primo GPM di giornata, si assesta a 5'22''. L'unico punto in palio da ad Andriy Grivko, che batte di poco Felline, titolare della maglia, capace di una notevole rimonta nei metri immediatamente antecedenti la cima.
Il gruppo avrebbe forse ancora la possibilità di recuperare, ma la presenza dei soli BMC davanti, peraltro non disposti a follie pur di difendere la maglia gialla, consente ai battistrada di guadagnare ulteriore margine nei chilometri successivi: a 30 km dal traguardo, complice uno sforzo supplementare da parte di almeno uno degli elementi delle compagini rappresentate da più uomini in testa, il margine è addirittura di 8'06''. Impossibile, a questo punto, pensare ad un ricongiungimento, e non è da escludere che dagli attaccanti possa uscire anche il nome del nuovo capoclassifica.
Soltanto a questo punto qualche colore diverso dal rosso e dal nero si palesa in testa al plotone, in particolare quelli della Rabobank e della Omega Pharma, che si aggiungono ai Radioshack, da poco portatisi nelle prime posizioni. Il margine decresce così intorno ai 7' all'imbocco dello strappo conclusivo, preparando il terreno ad una battaglia per la vittoria di tappa, e forse a qualche scaramuccia anche nel gruppo principale.
Non appena la strada inizia a salire verso il secondo ed ultimo Gran Premio della Montagna di giornata, è Miguel Angel Rubiano Chavez ad aprire le ostilità.
Lo scatto di Rubiano non è particolarmente secco, ma l'azione dell'alfiere Androni si protrae per diverse centinaia di metri. I soli Turgot, Niemec, Nuyens, Grivko, Duque e Machado riescono a restare nella sua scia, mentre Anthony Roux ha bisogno di una fase di rallentamento, al termine della sfuriata del sudamericano, per poter ritrovare le ruote dei migliori. Gli altri fuggitivi sono poco distanti, ma ad infliggere loro il colpo di grazia è il rilancio di andatura prodotto da Przemyslaw Niemec, proprio all'imbocco del tratto più duro della salita.
Il polacco si alza a malapena sui pedali, ma il ritmo che impone è di quelli che fanno male. Roux riperde subito le ruote dei primi, e uno dopo l'altro mollano anche Duque, Turgot, Machado e Nuyens. I soli Rubiano e Grivko riescono a tenere la sagoma Lampre, il secondo dei quali con ancora nelle gambe la forza di scollinare per primo. Gli ultimi quattro atleti rimasti attardati si ricompattano e passano con 11'' di ritardo, mentre Roux è a 16''.
Nel frattempo, anche il gruppo si presenta ai piedi della salitella, segnalata dall'improvvisa accelerazione di Daniel Martin.
Alla ruota di Martin si porta subito nientemeno che Ryder Hesjedal, evidentemente deciso a sfruttare il treno del compagno per provare a rosicchiare qualche secondo agli altri uomini di classifica. Gli Omega Pharma, come lasciato prevedere dal forcing dei chilometri immediatamente antecedenti l'ascesa, prendono invece di forza la testa del gruppo, prima con Jerome Pineau, quindi con Kevin De Weert. Inevitabile prologo, questo, all'attacco di Sylvain Chavanel.
Prima che il francese possa muoversi, però, c'è chi lo brucia sul tempo. Non appena le pendenze si fanno davvero aspre, ad uscire dal gruppo è Joaquim Rodriguez.
Lo scatto di Purito è violentissimo, e desta necessariamente la replica da parte di quasi tutti gli uomini di classifica. Il Team Sky preferisce piazzarsi in testa al gruppo per rintuzzare l'attacco ad un ritmo più regolare, mentre Evans, Nibali, Van den Broeck, Schleck, Gesink e Samuel Sanchez - tra i principali favoriti - sono immediatamente all'inseguimento di Joaquim. Nessuno, però, ha la forza di riguadagnare la scia dell'uomo Katusha, che riesce a guadagnare una manciata di metri a conservarli fino alla vetta della salita. Alle sue spalle transitano Sagan, Gilbert, Chavanel, Vinokourov, Voeckler, Scarponi, Sanchez, Vande Velde, Van den Broeck, Evans, Nibali, Schleck, Gesink, Rolland e il duo Martin - Hesjedal, riassorbito sotto l'impulso di Purito. Il loro distacco è di 6'', mentre il gruppo transita a 16''.
Il tratto in discesa, davanti, vede un attimo di fatale indecisione tra i primi tre, nel tratto pianeggiante compreso fra i due tronconi di discesa: abbastanza per consentire il rientro dei quattro più diretti inseguitori, e per far riavvicinare pericolosamente anche Roux. La seconda tranche di discesa porta i battistrada all'ultimo chilometro, dove i preparativi per lo sprint causano un nuovo rallentamento. E' allora che da dietro rientra Roux, che per un istante accarezza anche l'idea di provare a partire sullo slancio, prontamente marcato però da Rubiano.
Nulla si scuote allora fino allo sprint, che Turgot prova ad anticipare partendo da dietro ai 250 dalla linea bianca. Nuyens marca stretto l'uomo Europcar, prendendone la ruota ed uscendo al vento ai 150 finali. La progressione del belga è convincente, ma non abbastanza da contrastare l'avanzata, sull'altro lato della sede stradale, di Leonardo Duque. Il corridore della Cofidis, favorito d'obbligo in un epilogo allo sprint, produce un'accelerazione che non ammette replica da parte dei compagni d'avventura, costretti ad accontentarsi di lottare per la piazza d'onore. Finisce in una festa colombiana la 6a tappa del Tour.
Il podio è completato da Nuyens e Grivko, che precedono nell'ordine Roux, Rubiano, Turgot, Machado e Niemec. Vicioso regola il drappello inseguitore 15'' più tardi, precedendo Felline, Di Gregorio, Kadri e Cazaux. A 26'', a chiudere la lista dei componenti della fuga iniziale, giungono Demare e Belletti.
Molto più indietro, l'azione solitaria di Rodriguez termina poco dopo il GPM, grazie ad un Cadel Evans immediatamente portatosi al suo inseguimento. Il gruppetto che si viene a formare, fiutando la possibilità di guadagnare secondi sui big rimasti nel gruppo principale, trova rapidamente collaborazione, forte anche della presenza di alcune squadre pluri-rappresentate. La strada stretta complica il compito degli inseguitori, consentendo al Team Sky di organizzare un vero inseguimento soltanto nel tratto pianeggiante a metà discesa. Il vantaggio dei fuggitivi, arrivato intorno ai 20'', inizia allora a calare, trend che si conferma sino alla linea d'arrivo.
Il gruppetto di Rodriguez, regolato al traguardo da Sagan, giunge a 5'31'' dal vincitore di giornata; 12'' meno del ritardo accusato dal plotone, comprendente soprattutto Bradley Wiggins tra gli aspiranti alla maglia gialla parigina. 30'' oltre, però, il tempo limite per consentire a Philippe Gilbert di salvare la maglia gialla. Il simbolo del primato più ambito del pianeta passa sulle spalle di Nick Nuyens: una più che discreta consolazione per il successo di tappa negatogli da Duque.