8a Tappa: Lunéville > Mont Sainte-Odile 165 km
Per la prima volta nel Tour 2012, le montagne si parano davanti ai corridori non più come una minaccia lontana e soltanto vagamente e genericamente evocata, ma come imminente teatro della sfida per la maglia gialla. Dopo una settimana di quasi esclusiva pianura, il menù dell'ottava tappa propone infatti due Gran Premi della Montagna di proporzioni diverse da tutti quelli incontrati nelle prime sette giornate di gara, all'indomani della cronometro che, con Wiggins e Froome ad occupare le prime due piazze della generale, ha lanciato il Team Sky quale formazione faro del Tour.
Alla partenza, un Sole ben augurante saluta il primo impatto della Grande Boucle con le salite. La corsa si accende davvero 2 km dopo il Départ Réel, quando a produrre il primo scatto di giornata è Manuele Mori.
L'azione dell'italiano raccoglie subito l'adesione di Andriy Grivko, ma sulla coppia si riporta immediatamente il plotone, guidato da maglie Radioshack, Rabobank e Vacansoleil. Resta per il momento in posizione d'attesa il Team Sky, mentre anche Bernaudeau, Caruso, Nieve e Daniel Martin provano vanamente ad uscire dal gruppo. Miglior fortuna sembra poter avere il terzo assalto, promosso da Daniel Navarro. L'ex scudiero di Contador, in attesa di ritornarlo al momento del ritorno alle corse del Pistolero, decide di sfruttare l'inusuale libertà per provare ad inserirsi in fuga, accompagnato subito dal duo italiano composto da Diego Ulissi e Moreno Moser. A questi si aggiungono poco dopo Johannes Frohlinger, alla cui ruota si pongono Sella, Hernandez, Vogondy e David Millar. In tempo utile per accodarsi si muovono anche Kadri, Moreno e Kern. Bernaudeau decide di fare un ultimo tentativo, riuscendo a ritrovare la scia del gruppetto buono grazie alla collaborazione dei compagni d'avventura: due Euskaltel, Nieve e Astarloza, Damiano Cunego, sorprendentemente spedito in avanscoperta dalla Lampre.
In testa si forma così un gruppo di quindici atleti, abbastanza corposo e variegato da ottenere il benestare di quasi tutte le squadre del gruppo, Sky inclusa. Non altrettanto si può però dire della Astana, che, essendo rimasta fuori dall'azione, si piazza ad inseguire, insieme a Radioshack, Rabobank e Vacansoleil. Gli uomini di Frank Schleck calano addirittura gli assi Cancellara e Voigt, ma la netta superiorità numerica dei battistrada consente loro di guadagnare lentamente ma inesorabilmente secondi, fino a portarsi oltre la soglia simbolica del minuto nello spazio di una dozzina di chilometri.
La Astana tenta allora una mossa disperata per inserirsi nel tentativo, mandando all'inseguimento dei quindici Petrov e Grivko. Lo sforzo dei due non sortisce però gli esiti sperati, costringendoli a desistere senza essere riusciti nell'aggancio.
Pur riuscendo ad evadere, è però subito chiaro che per la fuga non sarà una giornata semplice. Le stesse quattro squadre si mantengono in testa al plotone anche nei chilometri successivi, con un tranquillo ma sempre utile apporto di tre uomini Sky (Knees, Thomas e Lovkvist).
Al traguardo volante di Corcieux, dopo 68 km e mezzo, a transitare per primo - senza bisogno di sprint - è Frohlinger, davanti a Kern, Moser, Bernaudeau, Astarloza, Navarro, Cunego, Nieve, Moreno, Kadri, Hernandez, Millar, Ulissi, Vogondy e Sella nell'ordine. Il distacco del plotone è di 2'24'', e solo a fatica gli attaccanti riusciranno a portarlo per un breve tratto al di sopra dei 3' nei chilometri successivi. Malgrado il profilo altimetrico invitante ancora per un certo tratto, la tappa si scuote ugualmente al chilometro 78, in località Taintrux. Forse per un momento di eccessivo rilassamento in coda ad un gruppo neppure agitato dal traguardo volante di poco prima, al quale non erano più in palio punti per i velocisti, una quindicina di corridori finiscono a terra in un tratto completamente rettilineo. I più riescono a rialzarsi in tempi più o meno rapidi; un paio di atleti restano giù per alcuni secondi prima di ripartire e rientrare grazie alle ammiraglie. Tre corridori non sono però così fortunati: il Tour de France è finito per Rémy Di Gregorio, Giampaolo Caruso e - soprattutto - Tom Boonen. Il belga, solo pochi giorni fa capace di trionfare nel suo paese, a Geraardsbergen, è costretto a dire addio alla Grande Boucle nella maniera più amara, sia pur tra gli applausi della piccola folla radunatasi a bordo strada.
Poco più tardi, un quarto nome si aggiunge alla lista degli sventurati: è quello di Arnaud Démare, che prova a sollevarsi, abbozza qualche pedalata, ma avverte troppo dolore al ginocchio sinistro per andare oltre.
Il gruppo, costretto dalla gara a limitare le dimostrazioni di pietà, prosegue imperterrito a ritmo sostenuto, riducendo il vantaggio dei battistrada a 2' e mezzo prima dell'attacco del Col du Las, prima ascesa di giornata. I 6 km e 600 metri al 4,4% della scalata filano via lisci, ad eccezione dello sprint per i punti in palio al GPM che vede prevalere Moreno di misura su Cunego. Il gruppo transita a 1'57'', restando compatto, così come inevitabilmente avviene nei chilometri seguenti, che precedono l'inizio dell'ascesa dello Champ du Feu. I preparativi per la prima grande salita del Tour producono però un incremento di velocità che porta i fuggitivi a poter contare sulla miseria di 30'' di margine all'imbocco della penultima erta di giornata.
E se i battistrada speravano in un rallentamento del plotone in coincidenza dell'inizio delle difficoltà più serie, ad abbattere quest'ultima speranza provvedono Machado e Gerdemann, che in corrispondenza del cartello indicante l'avvio ufficiale del colle si portano al comando. Il mezzo minuto dei primi si scioglie in un amen, complice l'inevitabile rassegnazione. Soltanto Navarro abbozza una reazione d'orgoglio, che non può però protrarsi per più di qualche centinaio di metri.
Nemmeno il tempo di vedere lo spagnolo riassorbito e di pronunciare l'espressione "gruppo compatto", che già un nuovo tentativo si materializza: dopo il forcing di Gerdemann e Machado, esce dal gruppo Andreas Kloden.
L'attacco del tedesco avviene in realtà in coppia con Chris Horner, che dopo un attimo si porta nella scia del compagno. A tenere il passo del duo Radioshack prova allora un altro duo, quello formato da Jean-Christophe Péraud e Hubert Dupont, ai quali si unisce Thomas Voeckler. Il quintetto si ricompatta nel volgere di pochi secondi, mentre da dietro provano e in breve riescono ad agganciarsi anche Wout Poels e Steven Kruijswijk. L'interessante drappello così formatosi riesce a guadagnare subito un centinaio di metri, ma deve fare i conti con l'inseguimento del Team Sky (Boasson Hagen prima, Rogers poi), della Liquigas (Agnoli e Capecchi) e della Astana (Kessiakoff). Il divario sale così costantemente ma lentamente, toccando quota 24'' a metà salita. E' allora che, malgrado l'andatura sostenuta del gruppo, si muove l'ennesima coppia di compagni di squadra: stavolta tocca alla Movistar, con Vasil Kiryienka e Juan José Cobo.
I due hanno forse atteso un po' troppo per potersi riportare nella scia dei battistrada, che perdono intanto a 4 km dalla vetta Dupont, ma il duo iberico-bielorusso riesce comunque a mettere faticosamente da parte un tesoretto di vantaggio sui big per i successivi 3 km circa. E' allora che arriva il primo affondo eccellente di giornata: dal gruppo maglia gialla evade la sagoma di Frank Schleck.
L'attacco del lussemburghese provoca inevitabilmente la reazione a catena di molti uomini di classifica: Valverde è il più lesto a mettersi alla sua ruota, seguito da Pierre Rolland, Jurgen Van den Broeck e Michele Scarponi. Una seconda ondata arriva però dopo pochi secondi, allorché Samuel Sanchez si mette all'inseguimento di Schleck. Con lui ci sono Gesink, Vinokourov, Pinot, Kreuziger e Fuglsang, mandato evidentemente a scortare il capitano nei chilometri post-scollinamento.
Non reagiscono invece direttamente Evans, Nibali, Wiggins e Froome, che spediscono però immediatamente i loro più fidati scudieri a scandire il ritmo. Sono in particolare Basso e Porte ad alternarsi in testa nel tratto che precede il GPM, consentendo al gruppo maglia gialla di tenere sotto controllo il divario.
In vista del GPM, una sparata di Voeckler consente all'alsaziano di conquistare i punti in palio per la classifica della maglia a pois, precedendo di qualche metro Péraud, Poels, Kruijswijk, Kloden e Horner nell'ordine. Il gruppo di Frank Schleck, comprendente Fuglsang, Valverde, Scarponi, gli appena raggiunti Cobo e Kiryienka, Van den Broeck, Pinot, Vinokourov, Kreuziger, Rolland, Sanchez e Gesink, è a 18'', mentre a 33'' si trova il gruppo principale, ridottosi ormai a 28 unità: Anton per la Euskaltel, Evans e Van Garderen per la BMC, Nibali, Basso e Szmyd per la Liquigas, Niemec per la Lampre, Wiggins, Froome e Porte per la Sky, Brajkovic per la Astana, Rodriguez e Menchov per la Katusha, Leipheimer e De Weert per la Omega Pharma, Roche per la Ag2r, Rui Costa per la Movistar, Jeannesson per la FDJ, Hesjedal, Danielson e Vande Velde per la Garmin, Taaramae per la Cofidis, De Gendt per la Vacansoleil, Sorensen per la Saxo, Gerrans per la GreenEDGE, Pellizotti e Rujano per la Androni.
In testa, Voeckler insiste da solo alla caccia di un'improbabile impresa solitaria, mentre il lavoro dei Radioshack, con Kloden e Horner che aspettano il leader dopo la vetta, consente al gruppo di Schleck di fondersi con quello di Péraud. Ai piedi della salita finale, con ancora 6200 metri da percorrere all'insù, T-Blanc conserva 12'' sul plotoncino inseguitore, che è però braccato ad appena 10'' dal gruppo maglia gialla.
Non appena la strada riprende ad inerpicarsi, al fianco della maglia gialla di Wiggins, appostato in quarta piazza, sfreccia una sagoma agile in maglia bianca: quella di José Rujano.
L'attacco del venezuelano avviene quasi in contemporanea ad un altro, prodotto pochi metri più avanti da Frank Schleck e Jacob Fuglsang. L'azione non sortisce particolari effetti, se non quello di convincere qualcuno in gruppo che non bastano Porte e Basso per chiudere il gap. Il qualcuno, in particolare, risponde al nome di Vincenzo Nibali, che prende in mano in prima persona le redini dell'inseguimento.
Il siciliano raggiunge in breve Rujano, e con uno sforzo supplementare riesce a chiudere anche i metri che lo separano dal gruppetto ormai divenuto di testa, avendo riassorbito Voeckler. Allo Squalo si accodano Wiggins, Froome, Evans, Rodriguez e Menchov; dopo il ricongiungimento fra il gruppo di testa e i rientranti guidati da Nibali, un istante di rallentamento consente di recuperare anche a Brajkovic, Van Garderen, Roche, Rujano, Hesjedal, un instancabile Porte e Pellizotti. Porte, ormai stremato, si porta ancora una volta in testa, ma è solo a 4 km dal traguardo che la situazione si smuove, quando dalla testa evade Jurgen Van den Broeck.
Lo scatto del belga finisce per falcidiare il drappello rimasto al comando, pur trovando la reazione di Schleck, Gesink, Nibali, Froome, Wiggins, Evans, Rodriguez, Rolland, Pinot, Sanchez, Valverde, Brajkovic, Scarponi e Menchov. I quindici così rimasti in vetta si compattano dopo qualche secondo, senza essere più di tanto scossi da un timido allungo di Gesink, prontamente rintuzzato per primo da Rodriguez. Ben più incisivo, qualche centinaio di metri più tardi, è il nuovo allungo di Frank Schleck, che riesce a mandare in difficoltà in un sol colpo Menchov, Scarponi, Valverde e Brajkovic. Giusto il tempo di contare le perdite, e subito arriva un nuovo, più deciso allungo di Robert Gesink.
A pagare l'allungo questa volta sono le due speranze francesi, Rolland e Pinot, con il secondo che, dopo aver provato a reggere l'urto in un primo tempo, finisce per attraversare un momento di difficoltà che potrebbe costargli molto caro, se non trovasse il traino involontario del connazionale. A completare l'estenuante girandola di scatti provvede colui che l'aveva iniziata, Van den Broeck, che poco dopo la sfuriata di Gesink gioca quella che è forse la sua ultima carta.
Complici le pendenze non impossibili, la sgasata del belga miete una sola vittima, ma più che mai eccellente: ad alzare bandiera bianca è il campione uscente, Samuel Sanchez.
L'olimpionico di Pechino non va in crisi, ma capisce che le sue gambe lo obbligano a proseguire con passo più regolare. La stessa tattica che lo scorso anno gli permise di issarsi sulla vetta del Tour, ma questa volta manca lo spazio per raccogliere cadaveri lungo la strada. La difficoltà di Sanchez, d'altro canto, ispira una tacita ma evidente collaborazione tra i corridori in testa, che, capendo forse di non poter selezionare ulteriormente il drappello, decidono di collaborare per guadagnare qualcosa sui rivali attardati.
Il verdetto relativo al successo parziale viene così rimandato alle ultime centinaia di metri. E' ai -200 metri che, attesissimo ma non per questo facile da contrastare, Joaquim Rodriguez piazza il suo affondo.
La sparata è prevista più o meno da tutti, ma in fondo alla prima tappa altimetricamente impegnativa del Tour nessuno ha le gambe per contrastare il numero uno al mondo su arrivi di questo genere. Purito si invola a regalarsi la gioia della vittoria nel primo arrivo in quota della Grande Boucle 2012, e a candidarsi forse anche per un ruolo di spicco nella lotta alle posizioni che contano in classifica.
La volata dei battuti va ad un ottimo Van den Broeck, accreditato di un distacco di 2'' dal vincitore, tale è la superiorità di Purito allo sprint. Wiggins completa il podio, davanti a Nibali e Froome. Evans, Schleck e Gesink finiscono per imballarsi un pochino in volata, concedendo quel tanto che basta per convincere i cronometristi ad affibbiare loro un ulteriore secondo di distacco. Sanchez limita i danni a 17'', 7 in meno di Rolland e Pinot. Dai 30'' in su tutti gli altri, al termine di una tappa che non ha certamente emesso sentenze in chiave successo finale, ma che ha fornito indicazioni che altre e più dure ascese dovranno smentire o confermare.