Nel gruppo di testa, sono gli uomini della BMC ad incaricarsi di disegnare le traiettorie nella discesa del Saisies, pur non tra le più complicate della Grande Boucle. Nessuno dei fuggitivi sembra faticare a tenere la scia degli uomini in rossonero, ma dal gruppetto si lascia sfilare - un po' a sorpresa - Alejandro Valverde. Inizialmente, si pensa ad un problema meccanico o ad una foratura, ma il murciano non chiama l'ammiraglia, continuando invece a voltarsi, e sgranchendosi gambe e braccia con la massima calma.
La stessa calma con la quale affrontano la picchiata, in un primo tempo, Ryder Hesjedal e Jean-Christophe Péraud, che attendono il rientro di Bardet, Betancur e Talansky. Questa volta, le ragioni sono ovvie. I cinque passano di slancio Valverde, che attende quindi palesemente il gruppo dei migliori.
Dietro, non appena la strada incomincia a scendere, è Vincenzo Nibali a portarsi al comando.
Alla ruota del siciliano si porta subito Nairo Quintana, seguito da Contador e da un attento Chris Froome, che fiuta il pericolo e si porta all'inseguimento dei rivali. La proprietà di guida del britannico non è pari a quella dell'italiano, ma rettilinei sono sufficientemente lunghi da consentirgli di neutralizzare i pochi metri che lascia in curva.
Nel complesso, sono pochi i corridori che pagano dazio lungo la picchiata su Beaufort. Tra questi, uno stremato John Gadret, al quale la stanchezza e la poca lucidità sconsigliano di prendere rischi, e Thibaut Pinot, colpevole di essersi fatto cogliere impreparato dall'improvvisa accelerazione nelle posizioni di testa. Ai due si unisce ben presto Bauke Mollema, che a metà circa della discesa ritrova miracolosamente il controllo della ruota anteriore a pochi metri da un guard-rail, ma non può fare a meno di mettere piede a terra.
Quando i corridori transitano da Beaufort, i battistrada, privi ora di Valverde, hanno 1'25'' su Taaramae, Talansky, Hesjedal, Bardet, Betancur e Péraud. Il gruppo paga 2'21'', mentre Mollema e Pinot sono a 2'40'', e devono sobbarcarsi uno sforzo extra per provare a ritrovare le ruote del plotoncino dei big.
Non appena la strada comincia ad inerpicarsi verso il Cormet d'Arêches, dalla testa della corsa perde contatto - forse per stanchezza, forse per ordini di scuderia - anche Mikel Nieve. I gregari superstiti spendono, nei primi chilometri d'ascesa, le poche energie residue, ma bastano 4 km perché anche Cadel Evans, ultimo ad arrendersi, si faccia da parte. Davanti resistono così Majka, Wiggins, Fuglsang, Vanendert, Van Garderen, Rui Costa, Navarro, De Marchi e Tschopp. Sono a questo punto il leader BMC e il campione del mondo a prendere in mano l'iniziativa, cominciando a scandire un passo assai meno tenero rispetto a quello degli affaticati scudieri.
Nel frattempo, alle loro spalle, sta avendo luogo una scena quasi identica: Bardet, Péraud ed Hesjedal spendono quel che resta nei serbatoi, per poi lanciare definitivamente Betancur e Talansky. Taaramae non prova neppure a tener botta, e si lascia subito sfilare per riprovarci, magari, nei prossimi giorni.
Diversa, invece, la situazione nel plotone. Neppure il tempo di abituarsi alla strada in salita, che già scatta secco Joaquim Rodriguez.
L'azione del catalano è il trampolino di lancio ideale per gli altri aspiranti attaccanti, che non tardano a manifestarsi: sulla ruota di Purito saltano Pierre Rolland, Rigoberto Uran e Wilco Kelderman.
Alle loro spalle, la Tinkoff-Saxo decide di prendere in mano le redini della tappa, schierando Michael Rogers e Nicolas Roche in testa. Valverde prova ad aiutare finché la lunga fuga glielo consente, ma bastano un paio di chilometri al murciano per capire che la benzina è ormai terminata. Kennaugh, dopo aver scortato a lungo Froome, cede al terzo chilometro di scalata, e poco più tardi, quando Roche ha sostituito un Rogers svuotato in testa al plotone, anche Poels è costretto a staccarsi. A rimpolpare il drappello provvedono allora Mollema e Pinot, che rientrano, e Nieve, che viene raggiunto, pur senza grandi chance di rimanere a lungo al fianco del capitano.
Nicolas Roche si sposta dopo 6 km di salita, quando la testa della corsa ha perso da poco De Marchi e Tschopp. I battistrada superstiti, a questo punto, hanno 1'35'' su Talansky e Betancur, appena rimasti orfani anche di Péraud, 1'50'' sul quartetto di Rodriguez, e 2'15'' su un gruppo composto dai soli Contador, Kreuziger, Froome, Nibali, Aru, Quintana, Van den Broeck, Pinot e Mollema.
E' a questo punto che arriva lo scatto che l'azione di Rogers e Roche avevano preannunciato: quello di Alberto Contador.
Froome, Quintana e Nibali, che avrebbero scommesso su una simile iniziativa, saltano sulla ruota dello spagnolo quasi prima che si alzi sui pedali, senza lasciargli un centimetro. Van den Broeck e Kreuziger replicano, ma non riescono ad evitare di concedere qualche metro. Pinot e Mollema sembrano in difficoltà, forse pagando anche lo sforzo compiuto poco prima per neutralizzare il distacco accumulato in discesa.
Rendendosi conto di essere marcato da tutti, Contador si siede, dando modo ai due più diretti inseguitori di avvicinarsi. La susseguente fase di stallo viene spezzata, come ieri, da un attacco di Roman Kreuziger.
Con tutti gli occhi puntati su Contador, il ceco ha via libera, e riesce a guadagnare rapidamente una ventina di secondi sul gruppetto dei migliori. Il marcamento dà modo anche a Pinot e Mollema di rifarsi sotto. Ad approfittare dello stallo prova allora anche Jurgen Van den Broeck.
Nella scia del belga si porta Bauke Mollema, che non pare particolarmente collaborativo. Aru, unico luogotenente rimasto, si porta in prima posizione, ma solo allo scopo di scongiurare un completo stop del gruppetto. Stop che arriva invece - e in via definitiva - per Mark Cavendish, che è costretto ad abbandonare il Tour de France, in una giornata da incubo per la Omega.
A 10 km dalla vetta, la placida andatura del drappello dei favoriti chiama all'attacco anche Thibaut Pinot.
Ancora una volta, dai grandi del Tour non arrivano segni di vita.
In testa alla corsa, anche Vanendert e Navarro sono costretti a cedere il passo, lasciando un quintetto a giocarsi con ogni probabilità il successo nel tappone alpino. A due terzi circa di ascesa, Wiggins, Fuglsang, Majka, Rui Costa e Van Garderen, con questi ultimi due particolarmente attivi, hanno 1'24'' su Talansky e Betancur, che sono intanto stati raggiunti dal terzetto Rodriguez - Uran - Rolland, trascinato soprattutto dallo spagnolo, e vedono ormai Vanendert e Navarro, destinati ad essere saltati senza difficoltà. Kreuziger insegue da solo a 1'42'', mentre Van den Broeck e Mollema pedalano a 14'' dal ceco. Pinot rende 2'15'' ai leader, mentre il gruppo di Froome è addirittura a 3'01''.
Finalmente, a scuotere il drappello, che si è lasciato scappare sin qui quasi tutti gli uomini di alta classifica, provvede Fabio Aru, che cambia passo e inizia un forcing deciso a 7 km dal Gran Premio della Montagna.
All'inizio del tratto in sterrato, quasi nello stesso identico punto, arrivano due scatti battenti la medesima bandiera: prima cambia passo Rodriguez, che si sbarazza di Uran, Rolland e Betancur in poche centinaia di metri, trascinandosi dietro il solo Talansky; poco più tardi, arriva un secondo e più deciso affondo di Contador. Quintana, Nibali e Froome riescono per il momento ad incollarsi alla ruota del madrileno, mentre Aru è costretto a proseguire con il suo passo e a perdere secondi.
Un istante di calma dà quasi modo all'uomo Astana di rifarsi sotto, ma un secondo scatto ravvicinato di Contador lo ricaccia indietro. Questa volta, lo spagnolo scatta praticamente con la testa voltata verso i rivali, pensando più a verificarne le condizioni che non a distanziarli. La scena si ripete qualche centinaio di metri più tardi, e questa volta, più che Contador, a vedere qualche reazione sofferente sembra essere Froome, che prova a portarsi davanti e a dare seguito alle accelerazioni del rivale, fin qui violente ma isolate.
Tra accelerazioni e frenate, i quattro non si separano fino a 3 km dalla vetta, quando a portare un nuovo attacco è la maglia bianca, Nairo Quintana.
Come già a Verbier, è proprio lo scatto del colombiano a spezzare l'equilibrio, mettendo in difficoltà Vincenzo Nibali. Il siciliano, rendendosi conto di essere al limite, non prova nemmeno a replicare all'accelerazione dell'avversario, ma preferisce salire con il suo passo, riuscendo ben presto a stabilizzare intorno ad una dozzina di secondi il proprio distacco. Contador offre un cambio a Quintana, anche se nessuno sembra fidarsi ad abbandonare ogni remora e spingere a fondo.
Dopo aver a lungo dedicato tutta la sua attenzione alla sfida tra Contador, Quintana, Froome e Nibali, la regia francese stacca un istante su Joaquim Rodriguez, per mostrare come Purito abbia lasciato indietro anche Andrew Talansky, andando ad occupare in solitaria la sesta posizione. Neppure il tempo di quantificare il distacco tra i due, che già le immagini tornano sui soliti quattro, trovando Chris Froome intento in una delle sue mostruose accelerazioni.
Seduto sulla sella, mulinando un rapporto agilissimo a frequenze impossibili, il kenyano bianco comincia a guadagnare metri sui due avversari. Quintana non ha la forza di rispondere; Contador prova a rispondere allora in prima persona, ma ha solo la forza di superare il colombiano, e non quella di rilanciare.
Nel momento di massimo caos della gara, intanto, gli scatti arrivano anche dal gruppo di testa: merito di Rafal Majka, che allunga a 1 km dal Gran Premio della Montagna.
Rui Costa e Van Garderen non hanno la forza di reagire, dopo aver a lungo alimentato la fuga, mentre una replica più convincente arriva da Wiggins e Fuglsang. Majka percorre gli ultimi 1000 metri di scalata sempre al comando, ma la maglia gialla, senza mai cambiare bruscamente ritmo, riesce a tenersi a pochi metri. In vetta, dove il polacco fa suo il Souvenir Henri Desgrange, il cronometro registra un divario di 3'' tra lui e la coppia Fuglsang - Wiggins. Rui Costa scollina in 4a posizione, a 11'', tallonato da Van Garderen. Rodriguez passa con 44'' di ritardo, Talansky con 1' esatto. A 1'26'' arrivano Uran e Kreuziger, rientrato sul colombiano proprio in vista del GPM. Appena dietro, a soli 4'', in netta rimonta, transita Chris Froome, che può gestire 11'' su Kelderman e Van den Broeck, andato a raggiungere l'olandese quasi sotto lo striscione. A pochi metri dai due Contador e Quintana (+1'45''), che hanno saltato Rolland e Betancur, entrambi in grande difficoltà. Con 2'09'' passa Nibali, che ha alla fine limitato piuttosto bene le perdite negli ultimi 3 km di scalata, perlomeno rispetto a Contador e Quintana. Pinot e Mollema, entrambi molto appesantiti sulle rampe conclusive dell'unico GPM Hors Catégorie di giornata, vengono ripresi da Fabio Aru, che li guida allo scollinamento con 2'56'' da recuperare. Distacchi pesantissimi per tutti gli altri: le coppie Schleck - Frank (+4'42'') e Kwiatkowski - Kiserlovski (+5'25'') rappresentano le minacce più vicine. Nel mentre, anche Hayden Roulston viene costretto a salutare la carovana, risalendo in ammiraglia quasi in cima al Cormet d'Arêches, piegato dal freddo.
Lo sterrato della successiva discesa suggerisce una certa oculatezza, ma offre al contempo una ghiotta chance di guadagno o di recupero a chi si sente in condizione di sfidare la sorte. Rui Costa, tra gli uomini di testa, si lascia preferire, andando ad acciuffare in breve i tre che lo precedevano, e prendendo poco dopo il comando delle operazioni. La maglia gialla si limita a seguire Majka e Van Garderen, che sembrano più intraprendenti, ma vengono rallentati da qualche curva non ottimale. Il risultato - tra le non eccelse doti di discesista del capoclassifica e le sbavature degli altri - è una sostanziale neutralizzazione: Rui Costa completa la picchiata con un centinaio di metri sui tre inseguitori, mentre Fuglsang, che tra i battistrada sarebbe forse il miglior discesista, viene richiamato dall'ammiraglia della Astana, accompagnando l'obbedienza alla direttiva con scuotimenti del capo che testimoniano un comprensibile disappunto.
Rodriguez continua a pedalare in solitaria con una cinquantina di secondi di ritardo, mentre, alle sue spalle, Froome ricuce in un amen i 4'' di ritardo da Uran, e distanzia Kreuziger, costretto ad aspettare Contador. Il britannico si limita a seguire il colombiano per la parte più tecnica della discesa, per poi entrare in azione in prima persona quando la strada si fa più pedalabile, fino a mettere quasi in difficoltà il compagno di viaggio con la violenza delle accelerazioni in uscita di curva. I due si riportano, proprio all'imbocco della Côte d'Aime, su Talansky, incappato in un paio di lunghi di troppo lungo la picchiata, forse figli della stanchezza.
Contador e Quintana ritornano su Van den Broeck e Kelderman, trovando per strada anche l'aiuto di Kreuziger. Fuglsang, dopo aver rallentato abbastanza da farsi raggiungere dal plotoncino della maglia bianca, fa per sfilarsi e aspettare oltre, ma si accorge di non averne bisogno: come un proiettile, e appena in tempo per non dover affrontare da solo l'ultima salitella di giornata, arriva la sagoma di Vincenzo Nibali.
In testa, nel frattempo, Rui Costa ha iniziato in testa l'ultima asperità. Van Garderen non ha intenzione di veder scappare la maglia di campione del mondo del portoghese, e si lancia subito al suo inseguimento.
Majka, dalla prima posizione, viene colto un po' alla sprovvista dallo scatto dell'americano, mentre Wiggins, che aveva appena colmato la ventina di metri che lo separava dai due al termine della discesa, si fionda subito nella sua scia. Non appena Van Garderen rallenta e si volta, dopo aver agguantato la ruota di Rui Costa, la maglia gialla rompe gli indugi, e, con le mani alte sul manubrio, ma in posizione spianata quasi da cronometro, tira dritto.
Parlare di scatto sarebbe improprio, ma la progressione del capoclassifica è sufficiente a piegare la resistenza del portoghese e dello statunitense. Majka prova a reagire, ma il controscatto non è sufficiente a colmare la manciata di metri che lo separa da Wiggins. Le pendenze, che nella seconda parte della salita diventano dolcissime, giocano a favore della maglia gialla, che fa ricorso più alle sue risorse di passista che a quelle di scalatore, e riesce a mettere una dozzina di secondi fra sé e gli inseguitori in corrispondenza dello scollinamento.
Più indietro, il film si ripete, meno la maglia gialla sulle spalle: l'altro britannico del Team Sky, Chris Froome, rilancia di nuovo, crocifiggendo definitivamente le gambe di Uran e Talansky. Le mulinate del britannico lo portano addirittura a mettere nel mirino Joaquim Rodriguez, mentre Talansky e Uran, entrambi in difficoltà, sono ormai a portata di mano del drappello Contador. Il tentativo di collaborare finisce quasi per rallentare l'inseguimento a Froome, giacché nella rotazione entrano anche i corridori meno freschi.
La discesa finale è la più facile di giornata, ma proprio per questo, nel suo essere poco pendente e poco tortuosa, mette ulteriormente in crisi le gambe dei protagonisti. Wiggins non si guarda più indietro, e, nonostante un paio di incertezze nelle pochissime curve proposte dalla picchiata, all'ingresso di Bourg-Saint-Maurice la vittoria di tappa è ormai cosa fatta. Successo parziale e rafforzamento della maglia gialla per Sir Bradley, da tutti pronosticato come prossimo a cedere le insegne del primato, e invece trionfatore della frazione regina della Grande Boucle.
Majka, che poteva contare su qualche metro di vantaggio su Rui Costa e Van Garderen all'ultimo GPM, salvo poi essere raggiunto nella successiva discesa, è costretto ad accontentarsi della quarta piazza di giornata, dietro al campione del mondo e all'americano, nell'ordine. Se i tre rendono a Wiggins solo 12'', ben più consistenti sono i distacchi degli altri avversari: Froome, dopo aver fagocitato anche Rodriguez, taglia il traguardo in quinta posizione, staccato di 1'06''. Uran regola il drappello di Contador, che si assesta a 1'34''. Kelderman e Van den Broeck, saltati in extremis, sull'ultimo dente, pagano 1'51''. A 2'14'' Rolland e Betancur, a 2'46'' Mollema e Pinot. Dopo Aru, giunto a 3'20'', un altro buco di 1' per trovare Mathias Frank, primo classificato di quella che è stata, di fatto, una tappa a parte.