20a Tappa: Montpellier > Mont Ventoux 187,5 Km
Se c'era una tappa da segnare col circoletto rosso, una di quelle che tutti volevano vincere, una di quelle che poteva segnare in un senso o nell'altro il destino della corsa quella è arrivata. 20° tappa, penultimo giorno di gara: con tre settimane di corsa nelle gambe il Tour torna al Mont Ventoux e lo fa dopo la tappa del 2011 che vide il successo di Ezequiel Mosquera: non è il giorno più duro ma potrebbe esserlo - in quella che tolto il col du Jandri, che sarà affrontato dalla Grand Boucle il prossimo anno, è la salita più dura di Francia si infrangeranno i sogni e le speranze di Vincenzo Nibali e di quella maglia gialla faticosamente conquistata nella tappa di Pla d'Adet, quelli di Chris Froome che quel simbolo se l'è visto scippare e quelli di un Alberto Contador che è finito dietro dopo la tappa di Valenciennes ma che non ha mai mollato un singolo metro.
Dopo i vari scatti e controscatti nella fuga del mattino ci finiscono Rafael Majka della Tinkoff-Saxo, Dario Cataldo del Team Sky, Adam Hansen della Lotto-Belisol, Daniel Moreno della Katusha, Samuel Sanchez della BMC, Ryder Hesjedal della Garmin-Sharp, Thomas Voeckler della Europcar, Denifl della IAM e Stefano Pirazzi della Bardiani. Ad opporsi con forza il Team Astana che schiera ben tre uomini nelle prime posizioni del plotone: Bozic, Westra ed Iglinsky insieme alla FDJ con Offredo, Bouhanni, Demare.
Il vantaggio arriva a toccare i 5' a Beaucaire, poi la reazione veemente del gruppo che comincia a tornare sotto. Ad Avignone il vantaggio è a 3'30'' - qua fuoriescono dal gruppo Pichot e Malacarne per cercare, probabilmente, di reinserirsi nella fuga ma i due rimangono a bagnomaria per una decina di chilometri prima di essere recuperati - e derisi - dai passisti di Astana e FDJ. Al TV di Bedoin i fuggitivi hanno ancora 2'30'' di vantaggio - qua davanti è Voeckler a vincere lo sprint su Pirazzi, transitano poi Sanchez, Denifl, Hesjedal, Hansen, Moreno, Cataldo, Majka. Poi in gruppo Greipel vince la volata su Coquard, transitano Craddock, Da Costa, Boasson Hagen e Knees col portoghese che tira dritto.
Comincia la salita anche davanti e comincia con Rafael Majka che accelera e si libera di gran parte dei fuggitivi già sulle prime rampe: solo Sanchez, Moreno ed Hesjedal rimangono infatti col fortissimo scalatore della Tinkoff. Dietro è la FDJ che prova ad animare la corsa con Jeannesson ed Ellissonde che escono subito all'attacco
I due vengono seguiti da Spilak e da Roman Kreuziger e tornano immediatamente sul portoghese. Dietro reagisce l'Astana che prova a tenere un ritmo alto con Landa e Scarponi aiutata anche dai gregari della Movistar. Rilancia dopo pochi chilometri anche la IAM con Lofkvist seguito da Frank e da Barguil della Giant ma davanti il sacrificio di Jeannesson in favore del compagno sembra favorire l'azione in cui è presente anche il vincitore della tappa di Verbier. Al chilometro nove di salita sono rimasti davanti Hesjedal, Sanchez, Moreno e Majka, a 35'' Voeckler, Denifll, Pirazzi, Cataldo, a 1'03'' Spilak, Kreuziger, Jeannesson, Ellissonde e Rui Costa, a 1'15'' Frank, Lofkvist e Barguil. Azione della FDJ che continua proprio in questo frangente con l'attacco di Thibaut Pinot
Il francese viene seguito immediatamente da Talansky e Uran, dietro cambia la musica con l'Astana che sacrifica i pezzi grossi: prima Scarponi e poi Aru si mettono a fare ritmo insieme a Valverde per la Movistar pronto a subentrare in caso di disimpegno dei due. Davanti Majka avvertito del ritorno del gruppo rompe gli indugi e se ne va con Samuel Sanchez - sul lavoro di Aru il gruppo si screma notevolmente, viene ripreso il gruppo di Frank e Barguil saltato a doppia velocità dal terzetto di Pinot dove è il francese a far ritmo fino al momento in cui Ellissonde viene fermato: proprio lo sforzo del vincitore dell'Angliru 2013 è utile per far rientrare il terzetto sul gruppo dove ci sono Kreuziger e Rui Costa. Al chilometro 14 di salita la situazione è ancora più delineata - ci sono Sanchez e Majka davanti, a 22'' Hesjedal e Moreno, a 40'' il gruppo di Pinot con Rui Costa, Spilak, Kreuziger, Ellissonde, Talansky ed Uran, a 1'10'' il gruppo che oltre a Nibali ed Aru comprende Froome, Contador, Quintana, Rolland, Valverde, Van Garderen, Betancur, Van Den Broeck e Wiggins, staccati di 15'' da questi Frank, Barguil, Mollema, Kwiatkowski, Kelderman, Nieve, Pozzovivo e Frank Schleck: all'arrivo mancano 8 chilometri e Froome decide che è ora di fare un primo allungo.
La pedalata classica di Froome nel tratto al 10% fa male, malissimo a qualcuno. Il keniano si gira e comincia a contare i danni e dietro di lui vede le solite, prevedibilissime, sei ruote - due sono quelle di Contador, due sono quelle di Quintana ma la vera sorpresa sono le ultime due, quelle di Teejay Van Garderen della BMC - e non ci vogliono calcoli complicati per capire che la maglia gialla di Vincenzo Nibali, ad otto chilometri dalla vetta, è in difficoltà.
Froome vede i danni prodotti e continua nella propria azione in attesa di dare tutto probabilmente dopo lo Chalet Reynard - chiede un cambio a Contador che non sembra però in condizione di darglielo rimanendo agganciato alla ruota del Keniano apparentemente quasi a fatica - il vincitore del 2012 continua nella propria azione rientrando sul gruppo di Pinot e portandosi dietro il francese che insieme a Kreuziger riesce a tenere il ritmo sulle pendenze più dolci al contrario di Uran e Talansky che finiscono staccati ed attardati insieme agli altri. A 5 dalla vetta, al chilometro 17, davanti troviamo ancora Majka e Sanchez ma Froome dietro sta arrivando a 25'' e con lui troviamo Contador, Quintana, Van Garderen, Kreuziger e Pinot, a 48'' Rodriguez, Nibali e Rolland, a 55'' Da Costa, Spilak e Van den Broeck, a 1'05'' Talansky, Uran, Betancur, Valverde e Wiggins - appena ricomincia il tratto duro Froome dà un'altra delle sue sgasate e va a riprendere Majka e Sanchez - cedono nel mentre prima Van Garderen e poi Quintana: ai -4 sono rimasti solamente Froome e Contador, ma ancora per poco. Perché lo spagnolo, che finora ha rifiutato ogni tipo di collaborazione dando segno di essere al limite invece ne ha eccome e scatta in faccia al keniano con un'accelerazione violentissima.
Froome non ne ha per reagire, forse è andato fuorigiri ma il vantaggio sullo spagnolo è comunque rassicurante: è dietro che deve guardare, ad un Nibali che sembra comunque in difficoltà e lo è nel momento in cui viene superato anche da Purito Rodriguez. Davanti invece per Contador è come una cronoscalata, come quella che vinse nel 2009 - non può contare sull'apporto dei compagni ma deve guadagnare più tempo possibile per avere ancora una flebile speranza di vittoria - il vantaggio su froome ai -3 è di 20'', sale a 30'' ai -2 ma poi anche qua l'azione dello spagnolo comincia a perdere di intensità: guadagna, ma non come prima. Sotto la Flame Rouge il distacco di Contador è troppo poco per prendere la maglia, solo 35'' - dall'ammiraglia lo avvertono e cerca di dare tutto fino alla linea del traguardo: l'esultanza è pacata, quasi non si rende nemmeno conto di aver vinto la tappa decisiva, di aver dominato la grande montagna su cui Gaul e Merckx hanno scritto pagine e pagine di ciclismo.
E Froome arriva. Arriva a 39'' - e la smorfia sul viso di Contador è evidente perché il Keniano è ancora davanti in classifica generale. Lo stesso keniano che dopo aver tagliato il traguardo si ferma e aspetta lì, aspetta la maglia gialla di Nibali, aspetta e vede Quintana, terzo, 11'' dopo di lui. Aspetta e vede Van Garderen, quarto, a 55'' - ottima prova per l'americano che conquista il quarto posto della generale. Aspetta e vede Rodriguez e Pinot, quinto e sesto a 1'10''. Aspetta ancora e finalmente vede Nibali e guarda il distacco: 1'23''. Aspetta e può cominciare ad esultare perché quel giallo, perso a pla d'Adet è finalmente stato riconquistato e il Tour de France quasi vinto. Quasi. Perché la classifica ora non vede più Nibali ma Contador come diretto inseguitore di Froome e lo vede a 16'' - l'Italiano è terzo a 18'' dal Keniano in un Tour che è tutto tranne che finito. Un tour che si deciderà domani a cronometro, nello splendido scenario dei campi elisi - un tour su cui, ancora, non possiamo dire la parola fine.