In una conferenza stampa tenutasi a Grenoble, nel primo giorno di riposo del Tour 2014, Amaury Sport Organisation ha annunciato che la 102a edizione del Tour de France scatterà da New York City il 3 luglio prossimo. I giornalisti presenti sono stati accolti dall'inequivocabile immagine sopra riportata, che troneggiava sullo schermo approntato già prima della comparsa sul palco di Mathieu La Sègue, Alexis Hemme Méas e Anthony Le Pavon.
"Conquistare il pubblico americano rappresenta per noi una sfida fondamentale, che, se vinta, darà al Tour de France una dimensione nuova", ha spiegato Hemme Méas. "Ci prenderemmo in giro se negassimo che la scelta è dovuta alla volontà di allargare il nostro pubblico e di far acquisire alla corsa una nuova dimensione, in mercati nuovi che nel tempo diventeranno sempre più essenziali. Tuttavia, mi pare fondamentale sottolineare che non siamo stati noi a cercare New York, ma New York a cercare il Tour. La candidatura era sul tavolo da tempo, e quest'anno si sono presentate le condizioni per il passo decisivo".
Della natura tecnica della partenza ha parlato Le Pavon: "Ci fermeremo negli Stati Uniti per tre giorni, e - anche se non posso rivelare molto - posso dire che la prima tappa sarà una cronometro, mentre le due successive saranno pianeggianti, sempre sulla costa orientale. New York ospiterà partenza e arrivo delle prime due frazioni. Nella terza tappa, toccheremo altre importanti città americane." Al suggerimento di un giornalista, che ha domandato semplicemente: "Washington?", Le Pavon ha risposto con un "Può darsi", accompagnato da un sorriso.
"La partenza dovrà essere anticipata al venerdì, perché il rientro dagli Stati Uniti necessiterà naturalmente di un giorno di riposo", ha spiegato La Sègue. " Poiché il trasferimento sarà piuttosto gravoso, non abbiamo ritenuto opportuno che uno dei due giorni di riposo venisse di fatto tolto ai corridori, costretti ad un lungo viaggio aereo. Pertanto, i riposi saranno tre, uno per settimana".
Un giornalista di Sports Illustrated ha domandato se il caso Armstrong non potesse frenare l'entusiasmo degli americani nei confronti del Tour. "Il ciclismo in America è più popolare che mai", ha replicato Hemme Méas. "Negli USA si tengo tante gare interessanti, onorate da corridori dei quali gli americani possono andare fieri, a differenza del texano".
"Per i dettagli delle prime tre tappe, dovrete attendere il secondo giorno di riposo", ha proseguito Le Pavon. "Il resto del Tour de France verrà svelato, come d'abitudine, al termine della stagione ciclistica."
Alla richiesta di anticipazioni sul tracciato della prossima Grande Boucle ha riposto La Sègue: "Preferirei evitare di far sapere il percorso in anticipo, anche se qualcosa immagino che uscirà sui giornali prima della presentazione. Posso dirvi che scaleremo prima i Pirenei e poi le Alpi, e che, come ogni anno, cercheremo di inserire alcune novità e un po' di sorprese, per rendere meno banale il copione da offrire ai corridori. Perciò vedrete qualche salita nuova, magari un disegno meno tradizionale di altri, e diversi arrivi inediti".
L'ultima frase è stata accolta con particolare entusiasmo da un giornalista italiano, accreditato come opinionista Rai.
Infine, qualche parola è stata spesa anche sul Tour de France in corso. Le Pavon, in particolare, ha speso parole entusiastiche sulla prima esperienza da direttore del Tour de France: "Guidare una corsa di questo prestigio, che rappresenta così tanto per il popolo francese, è una grande responsabilità, ma anche un enorme onore. L'entusiasmo che circonda la carovana quest'anno è qualcosa di eccezionale".
Hemme Méas ha accettato di lanciarsi in un pronostico: "Credo che trovarsi con il primo e il secondo della generale dia alla Sky un grosso vantaggio tattico. Penso che quest'anno possano portare a casa la maglia gialla".
La Sègue si è detto compiaciuto dello spettacolo al quale si è assistito fino a questo momento: "Alcuni scettici avevano predetto che le tante salite avrebbero scoraggiato gli attacchi e la corsa sarebbe rimasta bloccata fino ai Pirenei. I fatti hanno detto il contrario. Abbiamo addirittura visto la maglia gialla vincere una tappa dopo una fuga di oltre 200 km. Il lato negativo - per i corridori - è che potrebbe venirci voglia di metterne ancora così tante l'anno prossimo.
Fonte: lequipe.fr