14a Tappa: Apt > Aubenas 157,5 km
Il Tour riparte da dove aveva lasciato una ventina di ore prima, da Apt, forse per risparmiare ai corridori un trasferimento che appesantirebbe una fase di relativo respiro stretta fra due sequenze di tappe che spremeranno ogni energia dal gruppo. Dopo il via libera concesso dal gruppo ai fuggitivi ieri, sono in molti ad aspettarsi un replay nella quattordicesima tappa, benché il traguardo posto in cima ad un breve strappo possa ingolosire più di qualcuno.
Non appena si abbassa la bandiera della partenza reale, il chilometraggio contenuto della frazione induce molti a provare la fortuna. Il primo a muoversi è Gianni Meersman.
Nella scia del giovane alfiere della Lotto si portano Luis Leon Sanchez, Kangert e Bole, ma gli uomini della Argos non sono intenzionati a lasciare via libera, riportandosi sotto grazie a Gretsch e Dumoulin. Nemmeno il tempo di vedere il plotone ricompattarsi, che subito partono Pineau, Bak, Kessiakoff, Felline e Kelderman, raggiunti però altrettanto rapidamente, stavolta sotto l'impulso di Knees e Lovkvist del Team Sky. Al km 7, è la volta di Kern, Vogondy e Petrov, ma le solite due compagini portano ad un rapido ricompattamento. Elmiger prova allora a promuovere un nuovo tentativo, in compagnia di Arashiro e del compagno Belletti, azione anch'essa velocemente condannata al fallimento. Bozic e Duque ritentano poco più avanti, ma ancora una volta il via libera non arriva.
Forse intuendo quali sono i piani di Sky e Argos, gli aspiranti fuggitivi decidono di posticipare le mosse successive, dando modo alle due formazioni di portare il gruppo compatto al traguardo volante di L'Isle-sur-la-Sorgue, 33 km dopo il via. Gli uomini della maglia gialla pilotano il plotone nel tratto immediatamente precedente lo sprint intermedio, ma sono Veelers e Kluge a lanciare la progressione di Kittel. Quello che ne risulta è una volata piuttosto caotica, dalla quale, fra Sky e Argos, sbuca André Greipel, ben guidato da Henderson. Il tedesco beffa Cannonball anticipandolo, mentre Kittel anticipa di poco Sagan, quarto. I restanti punti vanno a Goss, Renshaw, Farrar, Petacchi, Rojas, Boasson Hagen, Kluge, Henderson, Veelers, Thomas e Knees, che occupano in quest'ordine le piazze dalla quinta alla quindicesima.
Superato lo snodo del traguardo volante, l'impressione è che una fuga possa partire, specie visto che Sky e Argos, attivissime sino a quel momento, paiono sfilarsi. Del momento di rilassamento prova subito ad approfittare Alexandre Geniez, i cui compagni avevano occupato la testa fino a poco prima.
Duque, Arahsiro e Pineau colgono subito l'attimo, fiondandosi alla ruota del portacolori della Argos-Shimano. I quattro acquisiscono una ventina di secondi di margine senza che il gruppo si muova per ricucire, lasciando intuire che questo possa essere il treno giusto. E' almeno questa l'interpretazione di Martin Elmiger, che si getta all'inseguimento. Lo svizzero resta per un paio di chilometri fra color che son sospesi, ma in suo soccorso arrivano Bak, Bole e Petrov, che evadono dal gruppo e lo raggiungono. Il quartetto così formatosi all'inseguimento riesce a riportarsi su quello di testa nel giro di 3 km, anche grazie alla non belligeranza dei battistrada, che preferiscono veder rinfoltire il tentativo.
Il divario tra la testa della corsa e il gruppo si dilata in breve fino a 1'10'', ma quando sembra che un replay della tappa di ieri sia vicino altre maglie fanno la loro comparsa alla guida del plotone: si tratta di quelle di Liquigas e BMC, cui, ad un centinaio di chilometri dal traguardo, si aggiungono quelle della Saxo Bank. Le tre squadre riescono a mantenere il distacco entro limiti di sicurezza, non consentendo mai che la differenza raggiunga i quattro minuti. Nel frattempo, ad agitare il gruppo sono due defezioni da parte di atleti forse ancora segnati dal massacrante trittico alpino conclusosi due giorni fa. Il primo ad abbandonare il Tour, dopo 73 km, è Bruno Pires, 31enne portoghese della Saxo Bank.
La vera notizia arriva però 11 km più tardi, quando è il Team Sky di Chris Froome a soffrire un ritiro. Per fortuna della maglia gialla, il diretto interessato è Geraint Thomas, certamente importante, ma forse non una delle pedine chiave dello scacchiere del DS Camenzind.
Liquigas, BMC e Saxo, nel frattempo, continuano imperterrite nel loro lavoro, che vede un'alternanza al comando di Capecchi, Agnoli, Moser, Oss, Bodnar, Phinney, Pinotti, Hincapie, Boaro e Haedo. Già al rifornimento di Pierrelatte, a 56 km e mezzo dalla conclusione, il distacco è pericolosamente calato a 1'58'', per poi scendere al di sotto del minuto già sotto lo striscione dei 40 km al traguardo, assestandosi a 59''. Forse per via delle due salitelle nel finale, che potrebbero rendere più difficoltoso il ricongiungimento, le tre compagini schierate in forza in testa decidono di stringere i tempi, e a 26 km dall'arrivo il ricongiungimento è già cosa fatta.
Come preventivabile, bisogna attendere l'inizio della Côte de Champeyraud, a 14 km dalla linea bianca, per assistere a qualche mutamento. Coloro che si erano sfiancati sin dalle battute iniziali devono inevitabilmente cedere la testa, venendo soppiantati da altri due Liquigas - Basso e Szmyd - e altrettanti BMC - Santambrogio e Tschopp -. L'andatura imposta dai quattro è piuttosto sostenuta, ma non abbastanza da scongiurare dei contrattacchi. Nello specifico, è Tony Martin ad uscire dal gruppo.
L'azione del tedesco è in realtà funzionale ad una delle grandi chance di successo francese nella giornata del 14 luglio: Sylvain Chavanel, che guadagna subito la ruota del compagno. Pronti a replicare sono Rinaldo Nocentini, Alexandre Vinokourov e una coppia di uomini Europcar, Voeckler e Turgot.
Il sestetto così compostosi appare piuttosto ben assortito, ma se gli uomini davanti sono quelli giusti, forse non altrettanto si può dire delle pendenze dello strappo. I 2700 metri della Côte de Champeyraud presentano infatti una media del 3,2%, che presenta il conto già un chilometro circa dopo l'uscita di Martin e soci: il loro vantaggio si stabilizza, e sul GPM, dove Vinokourov transita per primo, si assesta a soli 9''. Troppo pochi per poter pensare di resistere ai chilometri pianeggianti che seguiranno la discesa. Pur riuscendo ad incrementare il margine fino a 11'' nel tratto all'ingiù, gli attaccanti vedono infatti svanire i loro sogni di gloria a 3200 metri dall'arrivo, quando vengono definitivamente riassorbiti.
A ricongiungimento appena avvenuto, prova allora a giocare in contropiede Matteo Tosatto, fresco vincitore della tappa di ieri.
L'allungo dell'italiano avviene in compagnia di Nick Nuyens, già in giallo in questa Grande Boucle. Il compito dei due è però estremamente arduo, contro un gruppo già lanciato a tutta velocità. La coppia Saxo Bank guadagna sullo slancio una cinquantina di metri, me mantiene una trentina all'imbocco dell'ascesa conclusiva, ma nemmeno un rilancio d'andatura del belga sulle prime rampe è sufficiente a scongiurare il ritorno del gruppo.
Con il plotone di nuovo compatto, non resta che attendere la prima mossa da parte di corridori che vogliono scongiurare un epilogo allo sprint. Il primo a provarci è Jelle Vanendert, poco prima del triangolo rosso dell'ultimo chilometro.
Sylvain Chavanel, dopo lo sforzo prodotto sul penultimo strappo, è ancora il primo a replicare, anche se ci vuole la maggiore freschezza di Philippe Gilbert per riuscire a chiudere il gap dall'alfiere Lotto Belisol. Sagan è nella scia del belga della BMC, con Nibali poco dietro e la maglia gialla che marca stretto il siciliano. Scarponi, Rolland, Rodriguez e Brajkovic si fanno sotto, mentre sembrano faticare Dumoulin e Frohlinger, che provano ad agganciarsi. A 800 metri dall'arrivo, è quindi Purito a piazzare il suo allungo.
Lo scatto è violento, ma le pendenze piuttosto abbordabili non consentono allo spagnolo di fare il vuoto, come spesso gli è invece riuscito su rampe più aspre. Gilbert guida ancora una volta il fronte di coloro che provano a riportarsi sull'attaccante, riuscendovi anche in questa occasione. L'inevitabile rallentamento che segue la fine della progressione di Rodriguez consente il recupero degli inseguitori, che sembrano ora pilotati da una locomotiva. Una locomotiva nera, nello specifico, che risponde al nome di Bradley Wiggins.
Il britannico, splendido in appoggio a Froome a Isola 2000, sembra aver preso gusto ad interpretare il ruolo di spalla di lusso, piazzando una mostruosa trenata quando mancano 500 metri alla linea bianca. Boasson Hagen è subito nella scia dell'ex capoclassifica, che a 180 metri dal traguardo lascia strada al giovane compagno di squadra. Boasson avvia la sua progressione, con in scia quel Thor Hushovd di cui Edvald è erede designato. Gilbert è nella scia del vichingo, ma non sembra avere la forza di replicare alla progressione dei due norvegesi. Più energie paiono restare nelle gambe di Sagan, che è però costretto a partire leggermente indietro. Lo slovacco è forse il più veloce, ma l'handicap di partenza non sembra rimontabile.
Diverso è il discorso di Hushovd, che quando mancano poco meno di 100 metri al traguardo trova la forza di uscire dalla scia di Boasson Hagen e di avviare la sua rimonta. La bicicletta di vantaggio diventa mezza, poi una ruota, poi i due, con ancora un nonnulla di strada da percorrere prima di tagliare il traguardo, si ritrovano appaiati. A decidere la quattordicesima tappa è il colpo di reni, non senza l'ausilio del fotofinish. Nessuno dei due si azzarda ad esultare, mentre Sagan coglie un terzo posto che partendo più avanti sarebbe forse stato qualcosa di più, ma che fa comunque molto comodo in chiave maglia verde. Gilbert, Vinokourov, Rodriguez, Scarponi, Nibali, Froome, Vanendert, Chavanel, Van den Broeck, Rolland, Brajkovic e Nocentini completano in quest'ordine la top 15, con un buco di qualche metro alle spalle dell'italiano che finisce per costare 4'' al resto del gruppo.
Dopo qualche infinito secondo di attesa, il fotofinish scioglie le riserve: la 14a tappa va a Thor Hushovd, che si toglie finalmente la soddisfazione di vincere con la nuova tenuta BMC. Il passaggio di consegne in seno al ciclismo norvegese può ancora aspettare.