Thomas Voeckler Award

Il meglio e il peggio del Tour de France 2012

Moderatore: Direttori di Corsa

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Thomas Voeckler Award

Sondaggio concluso il 13/10/2012, 15:54

Chris Froome
7
47%
Steven Kruijswijk
3
20%
Pierre Rolland
2
13%
Leonardo Duque
3
20%
 
Voti totali: 15

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Gigilasegaperenne
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Thomas Voeckler Award

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Thomas Voeckler Award

Talvolta, dei corridori giungono a risultati inattesi tramite tattiche geniali, attacchi coraggiosi, o débacle altrui. Altre volte, tramite prestazioni monstre che scolpiscono nella mente quattro lettere: "W.A.D.A.". Denominato in onore dell'uomo che per una vita è andato in caccia di tappe, e che a 32 anni ha scoperto di essere tra i primi 10 scalatori al mondo, questo award è dedicato a chi, senza inventarsi nulla di clamoroso, ha colto risultati al di là di ogni aspettativa, lasciando immaginare che, anche dopo il ritiro di Lance Armstrong, la Omega Pharma - Quickstep continui ad ottenere finanziamenti dagli avversari.

Nomination

Chris Froome
Il precedente della Vuelta 2011 alleggerisce quanto meno la sua posizione, ma certo era difficile, prima del via del Tour, immaginarlo a questi livelli: padrone della corsa, a tratti dominante in salita e sempre competitivo a cronometro. Non soltanto veste di giallo dall'inizio delle Alpi a Parigi, ma si toglie anche la soddisfazione di conquistare la tappa regina a Isola 2000 con un'azione solitaria quando già era in vetta alla generale. Era dai tempi di Ullrich 1997 che un corridore con due testicoli non dominava un Tour in questo modo.

Steven Kruijswijk
Van Garderen ci ha messo del suo, ma è certo che la maglia bianca conquistata da Kruijswijk non fosse facile da prevedere alla vigilia. Gli ci è voluta una fuga un po' balorda, certo, ma non sarebbe bastata senza un'insospettabile costanza di rendimento. Determinante, in questo senso, anche il fatto che De Col abbia ad un certo punto sacrificato per favorirlo anche un Robert Gesink in lotta per le prime dieci posizioni della generale, con un atteggiamento che perfino Claudio Ranieri ha definito "estremamente provinciale".

Pierre Rolland
Non è tanto il fatto che il francese abbia vinto la maglia a pois a stupire, quanto piuttosto che l'impresa - condita peraltro da un brillante piazzamento in top 10 - gli sia riuscita quasi senza volerlo: fino alla tappa di Luz Ardiden, il candidato Europcar al successo nella classifica scalatori era stato Thomas Voeckler, crollato però alla distanza, al pari degli altri contendenti della prima ora, stremati dalle molteplici giornate in fuga. Rolland è stato così entusiasta del traguardo raggiunto da spedire un mazzo di fiori al principale artefice del risultato: Joaquim Rodriguez.

Leonardo Duque
"Poi mi prendete per il culo perché punto a vincere... se ci è riuscito lui, ce la posso fare anch'io". Molti corridori sono stati attraversati da questo pensiero quando hanno visto l'atleta della Cofidis imporsi a Pont-à-Mousson, e fra questi solo Damiano Cunego aveva torto. Certo, la vittoria è almeno parzialmente spiegabile con l'atteggiamento piuttosto attendista dei favoriti del giorno, dove per "piuttosto attendista" si intende che sono stati combattivi come Claudio Brachino quando deve intervistare un esponente del centro-destra. La sua vittoria è stata però talmente inattesa da indurre l'Equipe ad abbandonare il tradizionale garbo a favore di un titolo più colorito: "Ma chi cazzo è Leonardo Duque?".

Matteo Tosatto
Il corridore italiano è senz'altro un atleta estremamente stimato in gruppo, ma quasi esclusivamente per il suo impagabile lavoro di gregariato. Ecco perché, quando ha conquistato ad Apt la 13a tappa del Tour, per almeno un paio di minuti le tre lettere più presenti nelle menti degli appassionati di ciclismo sono state non "WLF", ma "EPO". Semplici illazioni, certo, anche se vanno verificate le voci che vorrebbero impossibile analizzare il campione di urina di Tosatto a causa della sua rissosità. Sua del campione.
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