Per lui, oggi, non sono solo 48 km allo 0%, non dovrà solo muovere le gambe in senso orario, spingere la lenticolare a sfrusciare sul liscio asfalto provenzano. Non ha dormito prima della partenza, e non perché pesi 50 kg e si stia giocando un piazzamento in generale contro cronoman affermati, non perché oggi debba difendere 27" in 48 km per mantenere la gialla e non perché oggi rischi di sciupare quanto di esaltante e spettacolare ha fatto vedere sulle Alpi. Lui, oggi, a 27 anni suonati, con due titoli di campione del mondo alle spalle, una Sanremo vinta a suo modo e un mattone sullo scaffale in salotto, si sente come quando da adolescente, andava a passeggiare in bici con i suoi amici, e spesso forzava un po' di più, per dimostrare "che lui era forte". Adesso, "che lui è forte" lo sa chiunque bazzichi un minimo di ciclismo, e che il favorito di oggi, nonostante due settimane di corsa finora incolori, sia proprio lui, lo dicono anche i bookmakers. Fabian Cancellara, in postazione. 3,2,1...VIA!
Lo svizzero dà sin da subito l'impressione, anche visiva, di non essere partito in pompa magna, e dopo 19 km di percorso, al primo intertempo, registra addirittura 1" di ritardo da Zabriskie. Che però sia tutto sotto controllo, lo si capisce anche dall' espressione del campione del mondo, che non ostenta né fatica né disappunto, neppure quando rilancia, neppure quando ,nei lunghi rettilinei, tocca i 55 orari. Dopo 36 km di corsa, secondo intertempo, Cancellara ha ricacciato ben dietro l'americano, rispetto a cui ha impiegato 51" in meno per ricoprire il percorso. Negli ultimi 12 km l'andatura cala leggermente ma non precipita, e si conferma comunque superiore a quella di Zabriskie: Fabian non riesce a sfondare il muro dei 59' per 16", ma Zabriskie è a 2'27" netti. Prestazione buona, ma non eccellente per il campione del mondo, che forse non potrebbe bastare.
Quattro posizioni dopo Cancellara, è la volta di David Millar. Il britannico non rientra nei favori dei pronostici solo perché ha dovuto lavorare, e non poco, sulle Alpi per i suoi leader, piazzandosi spesso con buon vantaggio rispetto agli altri cronoman puri. Giù dalla rampa David Millar!
L'uomo della lotta serrata al doping, nonché campione nazionale a crono, parte in tromba, sembra quasi che preferisca alzarsi sui pedali per rilanciare che mantenere la posizione aereodinamica, eppure la scellerata tattica paga: 22" da gestire su Cancellara dopo il primo. Già nel secondo settore, però predilige la posizione areodinamica agli scattini, e probabilmente non per scelta. Sta di fatto che il ritmo cala e su Cancellara guadagna ora 41", ma quando taglia il secondo intermedio sbuffa di fatica. Nel terzo ed ultimo settore però, il rifiuto netto ad ogni sostanza dopante di Millar viene provato e a farsi sentire sono soprattutto i km in testa al plotone nelle tappe passate. Chissà quante volte avrà maledetto gli scatti di Moreau e Kohl sulle Alpi che lo costringevano a tirare, chissà se, anche a loro, avrà dato le colpe del suo calo. Sta di fatto che l'andatura scende di almeno 2 km/h, negli ultimi metri non riesce neppure a sprintare. Ma, nonostante tutto, ce la fa. E' davanti a Cancellara, di 31". Ecco, questo tempo sì che potrebbe valere la vittoria di tappa.
Ventidue minuti esatti dopo David, è Rogers che fionda giù dalla rampa, così come è fiondato giù il suo morale dopo le prestazioni recenti. Alla Grand Depart sapeva e voleva far bene, nonostante la pochezza dei km di crono pura ci credeva, voleva salire sul podio. Ma nella prima settimana, l'unica a salire era la cena del giorno prima. Stesso virus intestinale che ha colpito e costretto al ritiro Ciolek, e così nei giorni seguenti soffriva tanto quanto il giovane sprinter tedesco, costretto anche al ricovero in ospedale per accertamenti, anzi più, perché lui non era adagiato su un morbido divano, ma seduto, in posizione quadrata sul rigidissimo sellino. Sulle Alpi, Piva aveva annunciato la rivalsa di Rogers, ma questi, nonostante i test medici lo avessero dichiarato privo di ogni virus, era sempre rimasto nella penombra, giungendo al traguardo con ritardi calcolabili sempre in minuti dai migliori. Ma ora è la volta di rifarsi, proprio sul terreno a lui più congeniale. Rogers ci riprova, ci riprova nella specialità che per tre volte lo fece alloggiare sul tetto del mondo: la cronometro.
Il passo di Rogers nei primi 19 km è buono, non eccellente, forse neppure ottimo, ma quantomeno sfiora quest'ultimo grado. L'australiano perde ,infatti, solo 6" da Millar. Sembra quasi non accorgersi del traguardo intertempo quando lo passa, ma quasi a metà crono, verso il 21° km di prova, sgrana leggermente il rapporto, si alza sui pedali, quindi butta giù la catena fino a raggiungere il 55x11, e inizia il suo decollo. L'andatura è costante e tremenda, supera uno, due, tre corridori, e neppure passisti così scarsi. All'intertempo del 36000esimo metro di corsa, il suo tempo è supersonico: 26" rifilati a Millar. Michael tuttavia, nell'ultimo settore non ostenta il benché minimo segno di cedimento, anzi, in alcuni tratti sembra andare anche più forte.Doppia il quarto ciclista di giornata, disputa una volata finale di 400 m, abbassa lo sguardo: in realtà sta sorridendo. Tempo finale 57'56", Millar ha pedalato per 49" di più.
Il tempo di Rogers è basso, forse un po' troppo per lui. L'andatura degli altri in salita era alta, forse un po' troppo per lui. Ora è stufo. Ora è stufo Levi Leipheimer di sostare nelle fasce medie di categoria, vuole e deve shockare tutti, e se non sarà oggi, sarà sul Puy de Dome. E' la volta di Levi Leipheimer.
L'americano, terzo nel 2007, oramai ampiamente fuori classifica quest'anno, vuole sorprendere tutti, vuole imprimere anche questa partecipazione al Tour nella memoria collettiva. E se non sarà come l'anno scorso, quando riuscì nell'impresa più unica che rara di raggiungere il podio da gregario, sarà almeno metà di ciò che gli riuscì, provando ,magari, a vincere per la seconda volta consecutiva l'ultima crono. Tuttavia i primi 19 km del terzo uomo Astana non sembrano poi così convincenti, e al primo intertempo si presenta con un ritardo di 31" da Millar. Non meglio nei km successivi, ed è così già dietro di 1'31" dopo 36 km, mentre al traguardo di Orange è talmente sfatto che non riesce neppure a disputare la volata. Tuttavia la stanchezza non è rappresentante di una prestazione altrettanto grande: 4° provvisorio, a 2'02" da Rogers.
Dopo Leipheimer è la volta di uno che da questo Tour ha già ricevuto abbastanza, dopo un ottima scalata a Superbagneres, terminata nei 10, Tom Danielson aveva solo da perdere. Ed effettivamente qualcosina l'ha persa. 16° in generale, ma Soler e Sastre non sono poi così lontani ed oggi si può riuscire nell'impresa ed agguantare i due in generale.
L'inizio non è però dei migliori, e dopo 19 km perde già 1'52" da Millar. Dopo il primo settore ,però, probabilmente uno scatto d'orgoglio o ,ancor più accreditata, una severa ramanzina del Ds spronano Tom, che compie un buon secondo settore e perde da Rogers solo 3'07". Il terzo settore è ancor più convincente e ,nonostante la pochezza dei primi due, riesce a salvare proprio in extremis una prestazione ben poco convincente: 3'59" da Rogers.
A testa bassa, come tutto il resto del Tour d'altronde. Deluso e deludente, ridotto a gregario ma questa volta non perché un suo compagno di squadra fosse in maglia gialla, ma per sua, effettiva, scarsa condizione. Dieci minuti da Contador, quattro dal suo "leader" Thomas Dekker. Oggi però non deve rispondere a nessuno delle sue azioni, faccia come gli pare, forzi o meno in vista del Puy, cerchi la sua rivalsa o si accontenti Denis Menchov.
L'andatura ,tuttavia, non sembra tanto migliore a quella impostata sulle grandi salite. All'inizio paga addirittura 2'27" a Millar, peggio persino di Danielson. Tuttavia, dal secondo settore, scatta sui pedali, accellera il passo e forza, non poco, l'andatura. Non eccessivamente però, ed infatti al secondo settore il gap aumenta, ma non con così tanta rapidità come successo prima e Menchov perde 3'47", ancora peggio di Danielson ma qualcosa sembra cambiare. Denis rilancia infatti l'andatura, che si mantiene stabile sui 55 orari, almeno nell'ultimo settore in cui perde, sorprendentemente, solo 3" da Rogers. Risultato finale: 3'50" dal vincitore, non entusiasmante ma stavolta sì, meglio di Danielson.
Due minuti dopo Menchov tocca ad un altro della vecchia guardia che, come i simili, è rimasto profondamente deluso dalla sua partecipazione alla 95esima edizione della Grand Boucle. E' ,ovviamente, Carlos Sastre che da essere la punta principale del suo team è sceso fino al ruolo di secondo comprimario, insieme a Frank Schleck, che però ha quantomeno vinto una tappa e lo precede di 5' abbondanti in generale.
Non è certo a crono che Sastre può rifarsi sui due lussemburghesi, ed infatti le attese non vengono smentite. Passo lento, incostante e svogliato: dopo 19 km paga a Millar già 2'48", ma lui non ha come Menchov, altra birra in corpo. Al passaggio sotto il secondo intertempo il suo ritardo è raddoppiato ed ammonta ora a 4'18". Nell' ultimo settore migliora leggermente l'andazzo della prova e conclude perde solo un altro minuto e quaranta secondi. Ritardo complessivo: 5'48".
Al contrario di Sastre, lui è giovane, affatto deluso delle sue prestazioni ed alla prova di oggi ha,giustamente, molto da chiedere. Linus Gerdemann con una prova altamente positiva potrebbe addirittura, teoricamente, entrare nei 10 della generale provvisoria.
Il giovincello tedesco parte bene, il passo sembra discreto e il ritardo da Millar al primo intertempo è accettabile: 59". Nel secondo settore perde, forse, un po' di lucidità rispetto ai primi 19 km e taglia quindi il secondo intertempo con un comunque accettabile ritardo di 2'21" da Rogers. Negli ultimi 12 km di percorso tiene lo stesso ritmo costante che ne aveva caratterizzato la prova e il tempo finale è tutt'altro che deludente: sopra l'ora ma di poco, 3'37" di ritardo dal compagno di squadra Rogers. Ora l'entrata nei primi 10 della generale è tutt'altro che un' utopia.
12° in generale, Samuel Sanchez deve difendere i 20" di vantaggio su Gerdemann e attaccare Cunego e Soler per trovare un piazzamento nella top ten provvisoria. Entrambe le imprese, sembrano tutt'altro che semplici.
Ed il passo del basco nei primi km, non le semplifica affatto. Troppo spesso sui pedali anche nei rettilinei, eccessivamente lento in pianura, riesce soltanto ad uscire bene dalle curve. Dopo 19 km perde 1'36" da Millar, che diventa 2' 44" da Rogers dopo il secondo settore. Nell'ultimo molla i freni inibitori e cerca di migliorare il tempo, provando quantomeno a fissare un' andatura difficilmente eguagliabile da Cunego e Soler, per quanto certo che Gerdemann lo passerà. Alla fine il tempo è accettabile, e da Gerdemann perde poco meno di una trentina di secondi, una decina in generale, non certo irrecuperabile sul Puy, per lui che ha già vinto una tappa.
La cosa difficile per lui oggi, è difendersi dall'assalto di Gerdemann e Samuel Sanchez, per non vanificare le buone prestazioni offerte sulle Alpi in questo Tour, superare Soler in generale sembra quasi una pratica da sbrigare, e anche in fretta. Deve partire determinato e consapevole del suo talento oggi Damiano, già in maglia gialla in questo Tour, già appagato ma mai quanto lo sarebbe dopo un bel piazzamento nei 10.
Il tempo del Principino di Cerro Veronese ,tuttavia, al primo intertempo non è dei più entusiasmanti e il ritardo da Rogers sale a 2'13". Nel secondo settore prova a limitare i danni, ma il gap raddoppia a 4'33". Ormai la prestazione è compromessa, volere o volare, bisogna spremersi perché anche a piantarsi ai -300 non si può fare poi tanto peggio. Damiano si alza sui pedali, rilancia e prova a imitare qualche posizione appresa nella galleria del vento. Alla fine, almeno nell'ultimo settore perde solo una quarantina di secondi e il suo ritardo finale si trasforma in 5'24". Tanto lui non ambisce poi così tanto al mondiale a cronometro...
TO BE CONTINUED...