In questo Tour, i colpi di scena non ne vogliono sapere di finire. Dopo la splendida tappa di Courchevel, in cui Sastre aveva conquistato la leadership della classifica generale, ci si attendeva che lo spagnolo continuasse ad attaccare il giorno successivo verso Annecy, tentando di mettere tra sé e gli altri un margine sufficiente a garantirsi una certa tranquillità in vista della cronometro di Digione. E invece Cadel Evans, uno dei corridori che più, sulla carta, dovrebbe guadagnare nell'ultima prova contro il tempo, si è involato a quasi 80 km dall'arrivo, guadagnando 50'' alla maglia gialla, e issandosi forse sul trono di primo favorito, a questo punto, per il successo finale.
Il Tour compie quest'oggi l'ultimo sconfinamento di questa edizione, trasferendosi a Ginevra per il via di questa 18a frazione. Il via viene dato attorno alle ore 12, ma ci vogliono una decina di minuti e 5-6 km perché la corsa inizi per davvero, con lo scatto dal gruppo operato da Jens Voigt.
Il tedesco,
barrodeur per antonomasia, quest'anno un po' meno attaccante del solito per via di obblighi di squadra, ha oggi via libera per inseguire un successo di tappa. Il più lesto ad accodarsi all'eterno passistone teutonico è Johannes Frohlinger della Milram, imitato dall'accoppiata Barloworld Froome - Hunter, da Greg Van Avermaet della Silence e da Julien El Fares della Cofidis. Il gruppetto guadagna immediatamente una quindicina di secondi, dal momento che nessuno degli attaccanti preoccupa la maglia gialla o gli altri big della classifica, ma dopo 2 km parte la controffensiva, lanciata addirittura da Oscar Freire.
Alla ruota del velocista di Torrelavega si piazzano Dumoulin, Velits, Arvsen, Hoste e Thomas, addirittura il terzo corridore della Barloworld a tentare la sortita da lontano. Il drappello inseguitore si ricongiunge al 12° chilometro con i primi fuggitivi, dando vita ad un gruppetto di 12 unità, decisamente ben assortito: Freire per la Rabobank, Voigt e Arvesen per la Saxo Bank, Thomas, Froome e Hunter per la Barloworld, Frohlinger e Velits per la Milram, Van Avermaet e Hoste per la Silence - Lotto, El Fares e Dumoulin per la Cofidis.
Dopo 18 km, al primo traguardo volante di giornata, a Gex, il vantaggio dei fuggitivi nei confronti del gruppo, sempre molto, molto tranquillo, è di 59''. I 6 punti del primo classificato allo sprint intermedio vanno ovviamente a Freire, che precede Van Avermaet e Dumoulin. I corridori intraprendono quindi la scalata verso i 1323 metri del Col de la Faucille, l'ascesa più impegnativa di giornata, classificata come colle di 2a categoria in virtù dei suoi 11,8 km al 6%. Il passo, in testa, non è particolarmente sostenuto, dal momento che è nell'interesse di tutti mantenere compatto il drappello, senza perdere elementi preziosi. Il gruppo, d'altro canto, non prende nemmeno in considerazione l'ipotesi di inseguire seriamente la fuga, che sta bene fondamentalmente a tutti, viste l'assenza di corridori in classifica e la difficoltà del percorso, che rende inaccessibile la vittoria di tappa per gli sprinter puri. Così, con una fuga che va piano e un gruppo che va ancora più piano, il vantaggio della testa della corsa è di 1'37'' a metà salita, per poi crescere a 2'16'' in cima all'ultima salita veramente impegnativa di questo Tour de France. Il GPM, con i suoi 10 punti in palio, va a Frohlinger, che nella prima settimana aveva anche portato la maglia a pois, ma che ora dovrà accontentarsi di scalare un po' la graduatoria degli scalatori. Dietro di lui transitano Froome, El Fares, Arvesen, Freire e Voigt.
Dopo la breve discesa, è la volta della più breve Cote de Lajoux, 4 km al 5,4% per raggiungere i 1195 metri di questo colle di 3a categoria. All'imbocco della salita, il gruppo paga 2'24'', divario che sale a 2'59'' in cima. In testa, è ancora Frohlinger a far suo il GPM, conquistando questa volta 5 punti, seguito da Arvesen e Froome.
Bisogna quindi attendere il 69° chilometro perché la strada torni a salire, verso i 752 metri della Cote de la Pratz, salita di 2a categoria con i suoi 8,9 km al 4,2%. Nel frattempo, il vantaggio dei battistrada era salito ancora, arrivando addirittura a superare i 4', assestandosi a 4'04''. I quasi 9 km di salita seguono ancora un copione ormai chiaro: i fuggitivi vanno piano per non perdere pezzi, il gruppo va ancora più piano perché non ha alcuna intenzione di inseguire. E' così che si spiegano i 5'14'' che il plotone paga alla testa della corsa in cima alla salita, e i fuggitivi, a questo punto, iniziano davvero a crederci. A conquistare i 10 punti del GPM è ancora, manco a dirlo, Frohlinger, anticipando, ovviamente senza sprint, Hoste, Froome, Freire, Voigt e Dumoulin.
Superata questa fase dei 3 GPM più impegnativi, il maggior motivo di interesse delle ore successive è vedere se il gruppo reagirà o meno. La risposta è decisamente negativa: per chilometri e chilometri si attende la replica del plotone, che però non arriva mai. Dopo 90 km i fuggitivi hanno 5'58'', a metà percorso 6'54'', a 90 km dal traguardo 8'00''. Al secondo traguardo volante di giornata, posto a Saint-Amour, a 70 km dalla linea bianca, il margine sfiora i 10', attestandosi a 9'46''. Lo sprint intermedio va ancora una volta a Freire, che anticipa senza sprint Kurt Asle Arvesen e Peter Velits. A questo punto, lo sprinter della Rabobank è ad appena 6 punti da Andy Schleck, punti che potrebbe recuperare già oggi, con il piazzamento di tappa. La corsa procede ancora placida: ai -60 la fuga ha 10'31'' sul gruppo, ai -50 11'11'', ai -40 11'50'', ai -30 12'38''. Il gruppo ha ormai alzato bandiera bianca, con i corridori della Cervélo che restano in testa al plotone solamente per un obbligo non scritto, ma non hanno alcuna intenzione di alzare il ritmo. Quando mancano 20 km al traguardo, con un distacco ormai di 13'12'' sul gruppo, i fuggitivi approcciano l'ultimo GPM di giornata, anche se in seguito ci saranno ancora un paio di strappetti ad indurire il finale: la Cote de Mancey, 416 metri di quota, ascesa di 4a categoria con i suoi 2,9 km al 5,8%. L'ascesa viene iniziata come eravamo stati abituati a vedere, ossia con grande calma. Quando mancano 1200 metri al Gran Premio della Montagna, però, ecco che esce dal gruppo di testa Chris Froome.
L'azione del kenyano è ottima, ma Freire non perde tempo e si incolla alla sua ruota. Altrettanto fanno Voigt, Van Avermaet e Frohlinger. Il forcing di Froome si esaurisce però a 400 metri dalla vetta, quando il corridore della Barloworld si rende conto di aver staccato sì diversi atleti, ma di portarsi al seguito i due corridori più forti in volata, assieme al suo compagno Robert Hunter. Il drappello rallenta, si volta, con il risultato che i corridori che avevano inizialmente sofferto il cambio di ritmo di Froome riescono a ricucire poco prima del GPM, su cui Frohlinger passa ancora per primo, anticipando senza sprint Froome e Freire. Il drappello si ricompatta, e quando, a logica, ci si attenderebbe l'inizio della raffica di scatti e controscatti che caratterizza questo genere di finali, ecco che Hoste, Froome e Thomas si piazzano davanti a tirare a tutta, conducendo quasi una cronosquadre a tre, nel tentativo di impedire qualsiasi possibilità di scattare agli avversari. Solo Voigt, forse, potrebbe pensare di andarsene in queste condizioni. Proprio mentre si attende però l'allungo del tedesco, le telecamere tornano sul plotone, che sta approcciando la Cote de Mancey. Per capire la ragione, basta la prima immagine: la Saxo è compatta in testa a tirare.
E' Kroon a prendere di petto la salitella, spostandosi dopo 3-400 metri per fare spazio a Fabian Cancellara. Lo svizzero, passista formidabile ma non certo intimidito da pendenze di questo tipo, piazza una trenata di 500 metri che disgrega il gruppo, mettendolo in lunghissima fila indiana e generando un grosso numero di buchi. Non appena Cancellara di sposta, tocca a Frank Schleck partire con un'altra tirata impressionante, che fa sì che non più di una trentina di corridori riescano a rimanergli a ruota. Frank si ferma quando mancano 1500 metri circa al GPM, si volta, cerca il fratello Andy. Un cenno della testa da parte del fratello, e Andy parte con una fucilata delle sue.
La sparata del lussemburghese è spaventosa, malgrado parta sostanzialmente dalla testa del gruppo. Alla ruota di Andy, ancora una volta perfetto per tempismo, c'è David Moncoutié, in assoluto la più grande sorpresa di questo Tour. Quindi Armstrong, Contador, Menchov, Evans, Sastre e Gerdemann, più indietro gli altri. Andy si siede, si volta, controlla. Il drappello si ricompatta, Armstrong si porta in testa per addormentare l'andatura. Andy però non ha alcuna intenzione di arrendersi, e a 700 metri dalla vetta riparte. Questa volta l'accelerazione arriva dall'ultima posizione del drappello, su cui stavano per rientrare anche gli altri uomini di classifica; Evans e Gerdemann, sostanzialmente appaiati a Schleck, si fiondano subito alla sua ruota, ma per tutti gli altri c'è l'effetto sorpresa, che costa quei 10 metri di troppo. Solo Contador riesce a cambiare passo e ad accodarsi immediatamente ad Andy, mentre tutti gli altri faticano non poco. Ancora brillantissimo Moncoutié, che si accoda al vincitore del Giro 2008, mentre pagano qualcosa Armstrong, Menchov e, soprattutto, Carlos Sastre, che ancora una volta paga la sua scarsa attitudine ai cambi di ritmo. In cima al GPM, Andy Schleck, Evans, Moncoutié, Gerdemann e Contador hanno appena 5'' sulla maglia gialla, su Menchov e su Armstrong, e 11'' sugli altri uomini di classifica. Nella breve discesa, però, i tre dietro si guardano, si parlano, venendo ripresi dal drappello comprendente anche tutti gli altri big. Il quintetto di attaccanti, invece, non ha bisogno nemmeno di un'occhiata per trovare un accordo, rendendosi conto che questa può essere l'azione buona per rosicchiare qualche secondo e per una bella iniezione di fiducia in vista della crono. I più attivi sono Schleck, che vede davanti a sé la possibilità di vestirsi di giallo, e Cadel Evans, che mai come questa volta si trova a portata di mano il sogno di una carriera, e che questa volta non ha intenzione di aspettare la crono per prenderselo, ma vuole afferrarlo e tenerselo stretto con la forza. I due strappetti prima del traguardo aiutano i cinque attaccanti, complice anche la scarsa collaborazione del drappello inseguitore, in cui Wegmann, Van Den Broeck, Frank Schleck, Taaramae, Kloden, Leipheimer e Armstrong cercano di rompere i cambi, già di per sé poco convinti.
Le telecamere staccano quindi dal testa a testa che potrebbe scrivere una pagina fondamentale di questo Tour, perché davanti ci si gioca la tappa. Hoste, Froome e Thomas hanno tenuto cucito il gruppetto, ma ecco che agli 800 dall'arrivo parte secco Jens Voigt. Freire fa però buona guardia, e si incolla subito alla ruota del tedesco. Voigt insiste, tenta di levarsi di ruota Freire in pianura, con un'azione alla Cancellara, ma il tre volte iridato non molla. Van Avermaet tenta di chiudere in prima persona, visto che Hoste ha finito la benzina, con a ruota Arvesen, Dumoulin e Hunter. A 300 metri dall'arrivo, Voigt si volta, rallenta, capisce di non avere possibilità di vincere questa 18a tappa. Così facendo, lascia però al vento prestissimo Oscar Freire, che si trova di fronte ad una scelta difficilissima: partire lunghissimo ai -300, o attendere che gli altri recuperino quei 5 metri che ha di vantaggio, mettersi a ruota e provare a rimontare, sapendo però che con un trenino come quello formato da Van Avermaet, Arvesen, Dumoulin e Hunter, che viaggia a quella velocità, dovrebbe mettersi in quinta ruota, e la rimonta potrebbe essere impossibile. Con coraggio, il tri-campione del mondo prova lo sprint lunghissimo, forte di quei 5 metri di margine. Van Avermaet ha tirato in prima persona, ma prova a sua volta a partire lungo, non appena vede che Freire si alza sui pedali e sprinta. Arvesen gli resta a ruota, Dumoulin prova ad uscire a 200 metri dall'arrivo, Hunter si accoda a sua volta al francese. Van Avermaet scarta sulla sinistra quando vede passare vicino a lui Dumoulin, che a sua volta si pianta a 100 metri dall'arrivo. Hunter esce dalla ruota del francese, Van Avermaet non ne ha più, Arvesen è semplicemente meno veloce degli altri. Freire è lì, con l'acido lattico che gli divora i muscoli, le gambe. Hunter ci prova, i 5 metri sono diventati 3, poi passano a 2, 1 metro, mezzo. Ma proprio quando il sudafricano, testa bassa, senza nemmeno guardare quanto manca all'arrivo, vede la ruota anteriore di Freire appena più avanti della sua, ecco un'amara sorpresa: la linea bianca. 3 metri in più, e Hunter avrebbe certamente passato il tre volte campione del mondo. E invece, per la seconda volta in questo Tour de France, è l'uomo di Torrelavega, Oscar Freire Gomez, ad alzare le braccia.
Il 3° posto va ad Arvesen, che facendo una volata regolare ha superato nel finale Dumoulin e Van Avermaet, ormai incartati. Qualche secondo dopo, non avendo disputato la volata, passano, nell'ordine, Voigt, Hoste, El Fares, Frohlinger, Velits, Froome e Thomas.
Dopo l'arrivo, le telecamere staccano per tornare sul trenino Schleck - Evans - Gerdemann - Moncoutié - Contador. Il loro vantaggio, a 5 km dall'arrivo, è di 12''. Sarebbero pochi, se non fosse che dietro sono più i corridori che tentano di rompere i cambi che quelli che tirano, e anche questi ultimi faticano non poco a trovare un accordo. 1000 metri più tardi, perciò, i 12'' sono diventati 15, e ai -3 sono 17. A 2000 metri dall'arrivo, Andy Schleck, con 18'' sulla maglia gialla, è nuovo leader virtuale. Il simbolo del primato si gioca sul filo dei secondi, Andy ed Evans ingaggiano sostanzialmente uno sprint di 300 metri, in cui non ha alcuna importanza tagliare il traguardo prima dell'altro, ma semplicemente essere accreditati del minor distacco possibile. Il quintetto passa sulla linea bianca con 11'55'' di ritardo dal gruppetto al comando. Distacco limite per Sastre per salvare la maglia: 12'11''. Con 12'12'', bisognerebbe andare a controllare i centesimi delle due cronometro. Il divario scorre, 12', 12'05'', 12'10''... 11''... 12''... 13''. Andy Schleck è maglia gialla. Alla fine, Sastre perde 12'16''. 4, miseri secondi, dopo oltre 3000 chilometri, valgono ad Andy Schleck la prima maglia gialla della carriera. Una maglia gialla frutto di un'azione coraggiosa, fantasiosa, inattesa. Insomma, una maglia gialla meritata. Chapeau.
CLASSIFICA DI TAPPA:
1° Oscar FREIRE GOMEZ
2° Robert HUNTER s.t.
3° Kurt Asle ARVESEN s.t.
4° Samuel DUMOULIN s.t.
5° Greg VAN AVERMAET s.t.
6° Jens VOIGT +3’’
7° Leif HOSTE +3’’
8° Julien EL FARES +3‘‘
9° Johannes FROHLINGER +3‘‘
10° Peter VELITS +3‘‘
Andy SCHLECK +11‘55‘‘
Cadel EVANS +11‘55‘‘
Linus GERDEMANN +11‘55‘‘
David MONCOUTIE +11‘55‘‘
Alberto CONTADOR +11‘55‘‘
Carlos SASTRE CANDIL +12‘16‘‘
Lance ARMSTRONG +12‘16‘‘
Samuel SANCHEZ GONZALEZ +12‘16‘‘
Andreas KLODEN +12‘16‘‘
Roman KREUZIGER +12‘16‘‘
Frank SCHLECK +12‘16‘‘
Juan Mauricio SOLER HERNANDEZ +12‘16‘‘
Christian VANDEVELDE +12‘16‘‘
Vincenzo NIBALI +12’16’’
Kim KIRCHEN +12’16’’
Linus GERDEMANN +12’16’’
Juan José COBO +12‘16‘‘
Oscar PEREIRO SIO +12‘16‘‘
Vladimir KARPETS +12'16’’
Levi LEIPHEIMER +12’16’’
Ivan BASSO +12'16’’
Michael ROGERS +12’16’’
Jurgen VAN DEN BROECK +12’16’’
Rein TAARAMAE +12’16’’
Kevin SEELDRAYERS +12’16’’